Colombia
La Colmena
Dietro ogni tazzina di espresso si nasconde un meccanismo complesso di produzione, commercio e distribuzione, regolato da dinamiche di mercato spesso invisibili al consumatore. La quotazione del caffè è il primo anello di questa catena: si tratta del prezzo stabilito nei mercati internazionali per le principali varietà, in particolare per Arabica e Robusta, ed è il risultato di una molteplicità di fattori, tra cui clima, geopolitica, logistica e speculazione finanziaria.
Conoscere come funziona la quotazione del caffè non significa soltanto capire perché il prezzo del pacco che acquistiamo al supermercato può variare, ma ci permette anche di apprezzare il valore reale del lavoro dei produttori e di riconoscere l’importanza di un consumo consapevole e sostenibile. Esploreremo di seguito tutti gli aspetti che influenzano il prezzo del caffè e il modo in cui questi si riflettono sulla tazza che beviamo ogni giorno.
Il prezzo del caffè viene stabilito quotidianamente sulle principali borse merci mondiali. Per la varietà Arabica, il punto di riferimento è il mercato ICE (Intercontinental Exchange) di New York. Per la varietà Robusta, invece, il mercato di riferimento è il LIFFE di Londra. Le quotazioni vengono espresse in centesimi di dollaro per libbra (1 libbra = 453 grammi) e possono variare sensibilmente anche nel giro di poche ore.
È importante sapere che la quotazione si riferisce al prezzo del caffè verde, ovvero dei chicchi non ancora tostati, pronti per essere esportati e lavorati. A questa base di partenza si sommano poi numerosi costi lungo la filiera: trasporto, dazi doganali, lavorazione, tostatura, packaging e distribuzione.
Ogni variazione nel valore della materia prima si riflette, prima o poi, sul prezzo finale del caffè che troviamo in tazza o in confezione, anche se l’impatto non è sempre immediato.

Uno degli elementi più determinanti nella formazione del prezzo del caffè è senza dubbio il clima. La pianta del caffè è estremamente sensibile alle variazioni meteorologiche. Siccità prolungate, gelate notturne, piogge fuori stagione o eventi estremi come uragani o incendi possono compromettere interi raccolti, provocando un’immediata impennata dei prezzi.
Nel 2021, ad esempio, una grave gelata in Brasile, primo produttore mondiale di arabica, ha causato un taglio significativo nella produzione, facendo salire i prezzi a livelli record. Analogamente, malattie come la ruggine del caffè o problemi legati alla fertilità del suolo possono ridurre i raccolti e alterare l’offerta disponibile sul mercato.
Quando l’offerta si riduce, ma la domanda resta stabile o cresce, il prezzo del caffè tende inevitabilmente a salire, seguendo le regole classiche dell’economia.
Negli ultimi vent’anni, la domanda globale di caffè ha conosciuto una crescita costante, spinta soprattutto dall’espansione dei mercati asiatici e da un interesse sempre maggiore per le miscele di caffè di qualità. Cina, Corea del Sud e India, una volta marginali nel consumo pro capite, oggi rappresentano mercati emergenti fondamentali, con una domanda sempre più sofisticata.
Allo stesso tempo, in Europa e Nord America si è affermata una cultura del caffè specialty, che valorizza l’origine, la tostatura artigianale e le tecniche di estrazione alternative. CaffèLab è parte attiva di questa trasformazione, selezionando lotti di alta qualità e promuovendo filiere trasparenti e sostenibili.
L’aumento della domanda globale incide sulla quotazione perché rende il caffè una commodity sempre più ambita, e quindi soggetta a maggiori speculazioni sui mercati finanziari.
Il caffè, come altre materie prime agricole, è soggetto a movimenti speculativi da parte di investitori e fondi finanziari. Quando si prevede una scarsità futura, anche solo per motivi climatici o geopolitici, molti operatori iniziano a comprare future (contratti a termine), contribuendo a fare salire artificialmente il prezzo, indipendentemente dalla reale disponibilità di prodotto.
Anche la fluttuazione del cambio tra dollaro statunitense e valute locali può influenzare in modo rilevante la quotazione. Dal momento che il caffè è quotato in dollari, un rafforzamento della moneta americana rende più costoso acquistare caffè per i Paesi importatori, e può quindi influire sulla domanda e, di conseguenza, sul prezzo globale.

Il consumatore finale è l’ultimo anello della catena, ma non per questo il meno coinvolto. Quando il prezzo della materia prima aumenta sensibilmente, il costo può trasferirsi sul caffè da supermercato, sulle miscele da bar e perfino sui caffè specialty artigianali.
Tuttavia, nelle filiere di qualità, l’aumento del prezzo non è sempre un male. Anzi, spesso è il risultato di una maggiore equità nella distribuzione del valore, che consente ai piccoli produttori di ricevere compensi più adeguati al lavoro svolto e di investire in pratiche agricole più sostenibili.
Scegliere caffè monorigine, tracciabili, di provenienza certificata e acquistati da torrefattori etici, come quelli proposti da CaffèLab, significa partecipare attivamente a una filiera virtuosa, in cui il prezzo rispecchia la qualità e il rispetto per chi coltiva.
Comprendere la quotazione del caffè è un passo importante per ogni vero appassionato. Significa andare oltre il gusto e interrogarsi su cosa c’è dietro ogni chicco, quali logiche economiche lo muovono e come si può contribuire a un mercato più giusto.
CaffèLab continua a seguire con attenzione l’andamento delle quotazioni, selezionando solo i caffè che rispondono a criteri di qualità, trasparenza e sostenibilità. Per approfondire questi temi, esplora le nostre attività come il Women Coffee Project, mirate ad una filiera etica del caffè.